Quando il lavoro ferisce: riconoscere e affrontare il mobbing

Essere esposti a comportamenti ostili, umilianti o svalutanti sul luogo di lavoro non è solo una questione organizzativa o relazionale: è un’esperienza che può incidere profondamente sul piano emotivo e psicologico. Il mobbing, nelle sue diverse forme, lascia spesso segni invisibili ma profondi, compromettendo l’autostima, la motivazione e il senso di sicurezza personale. In molti casi, la sofferenza non si limita all’ambito lavorativo, ma si estende alla vita privata, influenzando negativamente la serenità familiare, le relazioni affettive, il riposo e il benessere complessivo della persona.


Cos’è il mobbing?

Il mobbing è un insieme di comportamenti persecutori, sistematici e ripetuti nel tempo, messi in atto da uno o più colleghi o superiori, spesso in modo subdolo e non esplicito. L’intento, anche quando non dichiarato, è quello di sminuire, isolare, scoraggiare o spingere la persona a lasciare volontariamente il posto di lavoro. È una forma di violenza psicologica che può manifestarsi in modo sottile o apertamente aggressivo, ma che in entrambi i casi erode lentamente la fiducia in sé stessi e nel contesto lavorativo.

Tra le manifestazioni più comuni troviamo:

l’isolamento sociale e comunicativo (come l’esclusione da riunioni o la mancata condivisione di informazioni importanti);

critiche sistematiche, spesso non costruttive ma volte a svilire o colpevolizzare;

compiti assegnati in modo degradante, incoerente con il ruolo o eccessivamente gravosi;

atteggiamenti ambigui, sarcasmi, allusioni o atteggiamenti punitivi reiterati;

l’esclusione dai momenti informali di socializzazione, che mina il senso di appartenenza.

Nel tempo, queste dinamiche possono produrre effetti molto seri: stress cronico, ansia, insonnia, depressione, disturbi somatici e, nei casi più gravi, la sindrome da burnout. Un disagio emotivo che, sempre più spesso, rappresenta una risposta psicologica a un ambiente lavorativo percepito come tossico o oppressivo.


Il dubbio che inganna

Una delle insidie più comuni per chi subisce mobbing è la difficoltà a riconoscere la gravità della situazione. Frasi come “Forse sto esagerando”, “Dovrei essere più forte” o “È solo un momento” spesso rappresentano un meccanismo di difesa che porta a minimizzare ciò che accade. Tuttavia, quando il malessere diventa costante e si ripercuote sulla vita quotidiana, è fondamentale fermarsi e ascoltarsi con attenzione. Non è normale sentirsi costantemente esclusi, svalutati o sotto attacco. L’ambiente lavorativo, pur potendo essere esigente, non dovrebbe mai diventare un luogo di paura o di umiliazione.


Un fenomeno in crescita

Nella mia esperienza clinica, osservo sempre più spesso persone che arrivano in terapia a causa di un malessere legato al proprio contesto lavorativo. Le dinamiche del mondo del lavoro attuale – basate su produttività, competitività e continua disponibilità – rischiano di sacrificare il benessere psicologico. Quando le richieste diventano eccessive, quando manca il riconoscimento o quando si è sottoposti a una pressione costante, il rischio di sviluppare un disagio significativo aumenta notevolmente. Il confine tra “normale stress lavorativo” e una condizione patologica è sottile, ma importante da riconoscere.


Come può aiutarti uno psicologo

Intraprendere un percorso psicologico può fare una grande differenza. Non si tratta solo di “parlare del problema”, ma di trovare uno spazio protetto dove comprendere, dare significato e attivare nuove risorse. Insieme possiamo:

riconoscere e nominare ciò che stai vivendo;

ricostruire la tua autostima, la forza interiore e la lucidità emotiva;

comprendere l’impatto psicologico delle esperienze vissute;

individuare strategie efficaci per proteggerti, reagire o cambiare contesto;

sostenerti nel ritrovare un senso di padronanza, autonomia e benessere.

Il lavoro, per quanto centrale nella nostra vita, non può diventare l’unico metro di misura del nostro valore personale. È possibile rinegoziare il rapporto con il proprio ruolo e con l’organizzazione in cui si è inseriti, fino ad arrivare – quando necessario – a scelte di cambiamento più profonde.


Dove ricevo

Se ti riconosci in queste parole, e senti che è arrivato il momento di prenderti cura di te, ricevo ad Aosta, in via Archet 2, in uno spazio protetto e riservato. Offro anche consulenze online, per chi preferisce un primo approccio a distanza o vive fuori città.
Per appuntamenti o informazioni, puoi contattarmi al 351 4095761.


Bibliografia

Ege, H. (2010). Mobbing: Conoscerlo per difendersi. FrancoAngeli.


Goleman, D. (1996). Intelligenza emotiva. Rizzoli.


ISFOL (2001). Il mobbing nei luoghi di lavoro: aspetti organizzativi e psicosociali. 


Hirigoyen, M.-F. (2000). Molestie morali. La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro. Einaudi.